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Chi era Ferruccio Amendola, doppiatore e padre di Claudio Amendola

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Ha dato voce a innumerevoli miti di Hollywood, da Robert De Niro ad Al Pacino. Ecco chi era Ferruccio Amendola, il genio del doppiaggio.

Per molti Ferruccio Amendola è stato il più grande doppiatore di ogni tempo. Il timbro inconfondibile ha contribuito alla fortunata trasposizione di tante sublimi pellicole americane in Italia. Nonostante siano passati anni dalla sua scomparsa, l’eredità lasciata sul grande schermo è ancora oggi enorme, ricordata spesso in televisione dal figlio Claudio Amendola, che ha deciso di seguirne le orme. Il racconto del mito richiederebbe un libro intero, talmente sono state le prove di grande cinema offerte. Dal canto nostro, cercheremo di fare del nostro meglio per rendere il giusto tributo a una icona, passando dai successi professionali alla vita privata.

Ferruccio Amendola: biografia e carriera

Nacque a Torino il 22 luglio 1930, sotto il segno del Cancro, dagli attori teatrali Amelia Ricci e Federico Amendola. Trasferitosi a Roma con la famiglia, debuttò sul palcoscenico all’età di 5 anni, nella celebre compagnia meneghina di Armando Falconi e Nino Besozzi. Recitò nel suo primo lungometraggio ad appena 13 anni, in Gian Burrasca di Sergio Tofano, e cominciò presto a operare in qualità di doppiatore. Entrò nella C.D.C. (dove rimase fino alla fondazione di Compagnia Doppiatori). Dotato di una dizione imperfetta, venne per diverso tempo relegato a personaggi immaginari con caratterista. Ma poi arrivò la svolta, nel momento in cui prestò la voce a Dustin Hoffman in Un uomo da marciapiede.

Da lì in avanti Ferruccio si immedesimò in varie star di Hollywood, da Hoffman a Robert De Niro e Sylvester Stallone. Inoltre, si “calò nei panni” di Al Pacino in alcune delle sue principali pellicole, tra cui la trilogia de Il padrino, Serpico e Scarface. In parallelo portò avanti una discreta carriera attoriale. Al grande pubblico divenne noto negli anni Ottanta per una serie di spot tv e per alcuni sceneggiati di notevole successo, tra i quali Little Roma, Pronto Soccorso, Quei trentasei gradini, Storia d’amore e d’amicizia col figlio Claudio. Morì il 3 settembre 2001 a Roma, portato via da un tumore alla gola che lo affliggeva da tempo.

Ferruccio Amendola: la vita privata

Si sposò con l’attrice e doppiatrice Rita Savagnone, dalla quale ebbe due figli: Claudio e Federico. Nel 1971 divorziò dalla compagna e, successivamente, sposò Patrizia dalla quale ebbe Silvia Amendola. 

10 curiosità su Ferruccio Amendola

– Il suo primo doppiaggio fu in Roma città aperta come Vito Annichiarico. Era il 1945, lo stesso anno in cui perse il padre deceduto a soli 47 anni. 

– L’incontro con Dustin Hoffman non fu dei migliori. Il divo di Hollywood gli disse: “Signor Amendola, lei è in gamba, ma si ricordi che Dustin Hoffman sono io!”, limitandosi a stringergli frettolosamente la mano. 

– Sosteneva che un bravo doppiatore deve rinunciare all’idea di interpretare il ruolo affidato, sicché un altro lo ha già portato in scena. Piuttosto il suo compito è di capire cosa vuole dire un attore, in qualunque lingua.

– Ebbe difficoltà con Sylvester Stallone in Rocky 3, perché Sly parlava nel film con la mandibola storta e non era affatto facile comprenderlo né rifarlo correttamente. Alla fine, però, l’approccio perfezionista gli ha ugualmente consentito di svolgere un lavoro eccellente.

– Luca Ward ha raccontato: “Al bar fermavano Ferruccio per fargli dire ‘Sei solo chiacchiere e distintivo'”.

– È nato letteralmente sul palcoscenico: la madre era a Torino per una tournée e lo chiamarono Ferruccio perché l’impresario promise un regalo se gli avessero dato il suo nome.

– A 17 anni è stato costretto a scegliere tra la carriera da calciatore o quella d’attore; era un’ottima mezz’ala sinistra.

– Ha rivelato: “La mia voce la devo a 40 sigarette al giorno, al tennis e a non asciugarmi dopo la doccia”.

Claudio Amendola ha confessato in un’intervista: “A seconda della ca***ta che avevo combinato, mi sgridava con la voce di Hoffman o di De Niro; se la cazzata era veramente grossa allora riconoscevo Stallone”.

– Gli piaceva tutto della cucina della Capitale, tranne gli gnocchi e i bucatini.

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ultimo aggiornamento: 3 Aprile 2022 19:32

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